STORIA

Notizie storiche e remote tradizioni ci ricordano vari Palazzi Bollani in Venezia.
Il palazzo denominato “Bollani”, sito a Castello 3647, si affaccia su Rio della Pietà con il fronte monumentale dell’edificio, mentre gli altri due fronti costituiscono, rispettivamente, uno dei lati della corte Bollani e parte di una delle quinte della stretta calle Bollani; per le parti restanti il palazzo è “incastrato” tra altri edifici, fatto questo peraltro caratteristico del tessuto edilizio veneziano.
Il Cicogna ricava da un codice Gradenigo che un ramo della famiglia Bollani, in un anno non precisato del ‘600, si trasferisce a San Trovaso, ove Antonio Bollani ha fabbricato “un bel stabile ivi a sue spese”. Ciò lascia presumere che lo spostamento nel nuovo edificio, di età più tarda rispetto a quello che la famiglia già possiede in Rio della Pietà, sia avvenuto da questo di Castello a quello di San Trovaso.
La struttura del palazzo è quella tipica della casa veneziana sviluppantesi attorno all’asse di simmetria, che al piano terreno si identifica con androne e riva d’acqua, dal quale si ripartono i due scaloni che danno accesso al salone del primo piano nobile con attraversamento dell’ammezzato e, in particolare, nello scalone a sud, con ulteriore sviluppo per raggiungere il piano secondo e il sottotetto.
Il portale marmoreo dell’ingresso principale, quello a cui si accede dalla Corte Bollani, è finemente lavorato e risulta disassato rispetto all’androne per l’incunearsi, al lato nord-ovest del palazzo, di un corpo di fabbrica certamente successivo, che è andato ad occupare una buona metà della facciata posteriore del palazzo stesso.
Rimangono tuttavia ancora i segni pregevoli degli elementi decorativi originari nelle pietre incastonate all’esterno, che sono state catalogate e descritte da John Ruskin in Le Pietre di Venezia. Vengono citate dal Ruskin la formella zoomorfica con raffigurato S. Giorgio che combatte il drago, presente sul lato della Corte Bollani e la pietra da camino, indicata come “pietra di Nanto, 80×140, di color salamandra”; inoltre, ai nn. 179-180-181-182-183 del catalogo ruskiniano vengono citate varie patere, formelle zoomorfiche e stemmi.
L’edificio in questione è, nel complesso, un interessante palazzo della rinascenza, di elegante composizione simmetrica, con un’equilibrata composizione della facciata, sia per lo sviluppo delle proporzioni, tendenzialmente più ampie nell’estensione orizzontale, sia per la misurata raffinatezza della pentafora su colonne ioniche archivoltate con poggiolo aggettante, che adorna il prospetto sul Rio della Pietà.
La famiglia Bollani, se pur non oriunda della nostra terra, a Venezia fu ben presto così legata, per aiuti recati allo Stato e per decoro di studi, da poter essere annoverata fra le più cospicue famiglie della nostra città. Uomini d’arme sin dal tempo della guerra di Chioggia, munifici Signori nel condonare i debiti che la repubblica contraeva con i suoi cittadini in alcuni momenti difficili, (come fecero i fratelli Tomaso e Nicolò Bollani durante la guerra di Chioggia e Maffeo Bollani durante la lega di Cambray) esperti in diplomazia, personaggi di Chiesa, Senatori, i Bollani vivono accanto agli uomini di governo, pur non esercitando direttamente le più importanti Magistrature.
Una tradizione che sin dal quattrocento accompagna la famiglia Bollani è quella della vita di studio, sì che come studiosi sono ricordati dal Paruta e dal Bembo, e godono dell’amicizia e della stima di letterati come l’Aretino e il Ficino. Gli studi letterari, filosofici, scientifici sono con amore coltivati in questa famiglia, specie nel quattrocento e cinquecento, quando anche Venezia partecipa a quel movimento intellettuale umanistico, il quale ha così larga fioritura in numerosi centri di attività culturale che vengono sorgendo presso alcune delle più insigni famiglie patrizie veneziane. Candido Bollani, vissuto nella prima metà del XV secolo, severo cultore di studi letterari e filosofici, si dedica anche alle scienze astronomiche. Domenico, vescovo di Brescia, vissuto a mezzo del cinquecento, inviato presso il re d’Inghilterra Edoardo VI, Podestà di Brescia e Udine, città ove gli è dedicato il celebre arco Bollani del Palladio (1556), alterna la vita di studio con gli incarichi diplomatici e le missioni onorifiche che la Repubblica gli affida. Nella sua casa ai SS. Apostoli, prospiciente il Canal Grande, abita per vario tempo Pietro Aretino, che diviene amico del Bollani, e a questi scrive varie lettere, in una delle quali egli elogia, con parole entusiastiche, la posizione incantevole del Palazzo Bollani, dalle cui finestre gli era dato godere ogni mattina lo spettacolo pur sempre nuovo e festoso dell’erberia.
Un altro prelato, Domenico, vescovo della Canea, nipote del precedente, teologo insigne, continua la tradizione di studio della sua famiglia anche nel ‘600, seguito da Francesco Bollani, letterato e forse anche cultore della musica se scrisse, fra l’altro, un elogio funebre in memoria di Claudio Monteverdi, il celebre maestro di Cappella in San Marco. A questi numerosi altri aggiunsero fama di studi.